Descrizione
Uno dei monumenti più significativi della città di Adrano è il teatro “Vincenzo Bellini” .
Fin dalla prima metà del ‘700 accanto alla chiesa degli Agonizzanti, distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, sulle rovine della chiesa di San Vito dove sorge l’attuale teatro, esisteva una piccola sala, dove sotto richiesta del Rettore della Chiesa della Catena Nicolò Ciancio Pisano, venivano messi in scena i panegirici in onore della Madonna della Catena e altri drammi sacri. La prima distribuzione planimetrica risulta da una descrizione dell’atto notarile di Don Francesco Palermo del 24 agosto 1742. L’impianto era composto da un ampio stanzone su cui erano ricavati una serie di palchi in legno destinati ai ceti nobiliari ed una gradinata per i ceti borghesi.
Completato il teatro, durante la suddivisione dei palchi non mancarono i conflitti circa i criteri di assegnazione, fra le principali famiglie nobiliari locali. Ad ogni modo questa struttura teatrale rimase attiva fino al 5 luglio del 1829, data in cui venne data l’ultima rappresentazione teatrale con il dramma “Artaserse”di Metastasio.
Negli anni a seguire il teatro venne messo in disuso a causa dello stato di precarietà della struttura. Don Pietro Sidoti, eletto sindaco, si interessò di ristrutturare il teatro, affidando l’incarico all’architetto Vincenzo Costa. I lavori di ristrutturazione durarono circa dieci anni (1834-1846).Il teatro quindi fu inaugurato durante la stagione estiva nel 1846. La forma del Teatro era ellittica, la bocca del palco larga 36 palmi, il palco lungo 56 e largo 64 (oltre lo spazio addetto al servigio degli attori), aveva 44 logge ripartite in tre ordini, la platea lunga 52 palmi e larga 46. Le scene e la fattura furono affidate a Giuseppe Distefano e il Sipario a Giuseppe Rapisarda, artisti catanesi. Distefano inoltre arricchiva di fregio e arabeschi l’arco del palco e gli scompartimenti delle logge. Il telone del Rapisarda, rappresenta la scena di Timoleonte, che con i suoi guerrieri, si reca nel Tempio di Adrano a ringraziare il Dio per la vittoria riportata contro Icete.
Dal 1850 si svolsero nel pregiato Teatro numerose manifestazioni teatrali. Rinomate compagnie si avvicendarono ad Adrano, tra le quali quella di Ulisse Bragaglia (1871).
Nel 1882 il teatro veniva ancora una volta restaurato, i lavori all’epoca furono affidati agli architetti Carlo Sada e Antonino Grasso che si avvalsero di valenti artigiani come il decoratore Francesco Stella e gli stuccatori fratelli Cesare e Ferdinando Cappellani che abbellirono ulteriormente la sala e il palcoscenico con stucchi dorati, rivestirono i palchi con velluto e la bocca della cicloide veniva fiancheggiata da due statue in cartapesta, contribuendo a dare al teatro l’attuale configurazione.
La fine del XIX secolo e l’inizio del XX segnò l’avvicendarsi di numerose compagnie di successo che calcarono le scene del teatro: dalla compagnia di varietà del famoso Eduardo Scarpetta a quella di Ermete Zacconi.
Ai primi del ‘900, rimaneva ancora incompleta la facciata e fu allora che il sindaco Battiati prese provvedimenti per il completamento, affidando l’incarico al palermitano Ing. Gaspare Silvestri Amari. Il prospetto è stato realizzato in stile Liberty. Esso in larghezza è suddiviso in sette moduli, caratterizzati ognuno da due bucature le quali costituiscono le porte e le finestre dell’edificio, eccetto per i due esterni della parte inferiore e superiore che costituiscono i primi, spazi appositi per le locandine e i secondi due nicchie che dovevano contenere le statue di Giuseppe Verdi e di Vincenzo Bellini, ma che non furono mai inserite.
Il gruppo scultoreo che primeggia sopra il terminale, venne realizzato dal maestro catanese Mario Moschetti (figlio dell’illustre Giulio autore delle sculture del Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania). Esso rappresenta l’anima del Teatro in forma allegorica, da sinistra verso destra: La Tragedia, la Musica e la Commedia.
La planimetria è ricavata da due rettangoli di proporzione molto rilevante. Il rettangolo più piccolo interseca quello più grande nella parte frontale, esso ospita il vestibolo (ingresso) ed è caratterizzato da otto bucature, cinque esterne e tre interne. Dal rettangolo più grande sono ricavati la platea, l’apparato scenico e i relativi servizi.
La sala si rifà al teatro ottocentesco, con pianta ellittica a ferro di cavallo circondata da quarantaquattro logge disposte in tre livelli sovrapposti. Tutta la sala è caratterizzata da particolari decorazioni in stucco dorato.
Il Teatro prendeva il nome di “Vincenzo Bellini” intorno al 1920. Tra il 1914e il 1928 il teatro subì ancora restauri, l’ultimo dei quali veniva affidato all’ing. Antonio Pastanella, che ne completò l’opera nel 1933. Orrendamente mutilato durante il secondo conflitto mondiale del 1943, il teatro veniva risistemato alla buona, e ricominciò a funzionare, ma da allora iniziò per l’istituzione un processo di degrado e deturpamento. Durante il boom del cinema italiano, il Teatro è stato utilizzato come sala cinematografica.
Chiuso per oltre 20 anni, ha ritrovato finalmente il suo antico splendore a partire dal dicembre del 2004.
Il Teatro Bellini di Adrano compare nella pellicola “Divorzio all’italiana” di Pietro Germi.
Nel film Marcello Mastroianni si reca al teatro per assistere alla proiezione del film “La dolce vita”.