Descrizione
Esistono ancora vari considerabili pezzi delle antiche mura, internamente formate di grosse pietre di lava, ben riquadrate e connesse senza calce. Le possenti mura laviche risalgono allo stesso periodo di fondazione della città di Adrano che, infatti, nell’intenzione di Dionigi il Vecchio, doveva essere non una città vera e propria, bensì una fortezza. Le mura racchiudevano la città sui i tre lati e avevano un andamento a ferro di cavallo; il quarto lato invece, era protetto dalla “Rocca Giambruno”.
La fortificazione continuava fino in contrada Fraiello, proseguendo per Giobbe, P.zza Dell’Erba, fin la Chiesa di San Francesco. Ad una distanza regolare vi erano delle torri quadrangolari, di cui si conserva solo quella inglobata nel cortile della Chiesa di San Francesco. Le mura urbiche vennero denominate “Ciclopiche” non tanto perché, come dicevano studiosi locali, risalivano all’epoca dei mitici ciclopi (che abitavano la Sicilia alle falde dell’Etna), quanto per i grossi blocchi che le costituiscono.
Già nel 1781 il principe di Biscari, nel suo elenco dei resti di Adranon greca allora visibili, citava tratti della cinta muraria in contrada Difesa e presso la chiesa di S. Francesco: “Magnifica è la costruzione di essi, essendo internamente formati di grosse pietre di lava, ben riquadrate e connesse senza calce”. Il pittore Jean Houel raffigurava, in uno dei suoi celebri acquerelli, un tratto fortificato della cinta, ma solo agli inizi del XX secolo Paolo Orsi intraprese la prima campagna di scavo del tratto fortificato di contrada Difesa, lungo circa quattrocento metri.
In quei lavori furono sgomberate, dove possibile, le sovrapposizioni moderne e si effettuarono i primi rilievi.
Vennero individuate due postierle e isolato il grande torrione addossato alla chiesa di S. Francesco, abbattendo due casotti che ne mascheravano i fianchi.
La zona archeologica delle mura dionigiane ancora oggi visibile è quella delle località Buglio, Cartalemi, Difesa e Gianbruno.
Opera grandiosa, dotata di torri e di postierle, fu realizzata interamente in pietra lavica con un muro a doppia cortina di blocchi squadrati e colmatura interna di pietrame minuto.
Le mura erano formate da massi di forma parallelopipeda a sezione quadrata. Essi erano regolarmente squadrati e tagliati con perfezione rarissima, nonostante l’impiego di pietra lavica, che ha un elevato grado di durezza ed è di difficile lavorabilità. I blocchi erano collegati gli uni sugli in perfetta contestura, senza cemento e si reggevano per forza di gravità. Questa muratura a secco è tipica dell’architettura greca che non ha nessuna forma di legatura se non quella delle “grappe”. Nella parte bassa delle mura si notano parti di colonne in marmo con belle striature , probabili parti di architettura templare o di grande edificio.
L’interno ad ovest delle mura di contrada “Difesa” costituiva l’area urbana della città dionigiana, oggi in gran parte scomparsa per la creazione di numerosi settori urbani.